Il linguaggio segreto dell’intestino: disbiosi, permeabilità e infiammazione
- dr Cefarelli

- 14 ott
- Tempo di lettura: 3 min

L’intestino non è semplicemente un tratto digerente: è un ecosistema complesso in cui il microbiota intestinale, la barriera epiteliale e il sistema immunitario mucosale interagiscono costantemente. Disbiosi intestinale, aumento della permeabilità intestinale e attivazione immunitaria locale rappresentano oggi una triade fondamentale per comprendere molte patologie croniche intestinali comuni, come la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), le coliti e le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD, tra cui Morbo di Crohn e colite ulcerosa).
Negli ultimi anni, ricerche scientifiche hanno mostrato che questi meccanismi non solo possono contribuire ai sintomi tipici (gonfiore, dolore, alterazioni dell'alvo), ma anche rappresentare bersagli terapeutici nuovi e promettenti. In questo articolo esamino le evidenze più recenti su:
Disbiosi intestinale e ruolo del microbiota
Permeabilità intestinale (“leaky gut”)
Infiammazione mucosale e segnalazione immunitaria
Implicazioni per IBS, colite e Crohn
Possibili approcci nutrizionali e terapeutici basati sull’evidenza scientifica.
1. Disbiosi intestinale: cosa significa realmente?
Definizione: per disbiosi si intende un'alterazione nella composizione, diversità o funzionalità del microbiota intestinale rispetto a quello presente in individui sani. PubMed+2PMC+2Nei soggetti con IBS, numerosi studi hanno riportato una ridotta diversità α (cioè una minore ricchezza di specie microbiche) e uno squilibrio nei taxa microbici, con ridotta presenza di batteri “benefici” e aumento di specie potenzialmente patogene. PubMed+1Ad esempio, Napolitano et al. in Microorganisms descrivono come la disbiosi sia correlata con sottotipi di IBS e come possa modulare la severità dei sintomi MDPI.
Nei casi di IBD (Crohn e colite ulcerosa), la disbiosi è anch’essa presente in modo marcato, con evidenze che mostrano un aumento di specie proinfiammatorie e una riduzione di specie benefiche che producono acidi grassi a catena corta (SCFAs), fondamentali per la salute della mucosa intestinale MDPI+2PMC+2.
2. Permeabilità intestinale e il “leaky gut”
La barriera intestinale è composta da giunzioni strette tra le cellule epiteliali che impediscono al contenuto luminale (batteri, tossine, antigeni) di passare liberamente nella lamina propria. Quando queste giunzioni si alterano, si parla di permeabilità intestinale aumentata, o “leaky gut” SpringerLink+1.
L’aumento della permeabilità consente a componenti batteriche come la lipopolisaccaride (LPS) (tipico dei batteri Gram-negativi) di attraversare l’epitelio, raggiungere la lamina propria e attivare risposte immunitarie infiammatorie locali. ScienceDirect+1Di Vincenzo et al. mostrano che la permeabilità intestinale è strettamente correlata all’infiammazione sistemica e a molte malattie croniche intestinale e metaboliche SpringerLink.
3. Infiammazione mucosale e attivazione immunitaria
Una volta che batteri o frammenti batterici attraversano la barriera epiteliale, attivano il sistema immunitario mucosale. Cellule immunitarie presenti nell’epitelio e nella lamina propria (come cellule dendritiche, macrofagi, cellule epiteliali stesse) riconoscono motivi molecolari nei batteri (Pattern Recognition Receptors, PRRs), attivano vie di segnalazione come NF-κB, che producono citochine proinfiammatorie (IL-1β, TNF-α, IL-6). Queste citochine amplificano la risposta infiammatoria locale e possono alterare ulteriormente la permeabilità epiteliale, in un circolo vizioso. ScienceDirect+1
In IBS, questo processo contribuisce all’ipersensibilità viscerale: gli stimoli che normalmente non darebbero dolore diventano dolorosi, a causa dell'attivazione immunitaria locale e della disfunzione della barriera intestinale PMC.
4. IBS, colite e Crohn: cosa dice la letteratura
IBS: come detto, numerosi studi riportano disbiosi caratteristica, permeabilità aumentata e risposta immunitaria. PubMedMarasco et al. dimostrano che terapie che modulano il microbiota (probiotici, antibiotici non assorbibili, FMT) possono alleviare i sintomi dell’IBS PMC.
IBD (Crohn e colite ulcerosa): Ekstedt et al. mostrano come la disbiosi nei pazienti con IBD possa contribuire alla cronicità e gravità della malattia, attraverso alterazioni metaboliche e immunitarie che compromette il normale equilibrio dell’intestino MDPI.Inoltre, trattamenti che agiscono sui ceppi microbici (probiotici, simbiotici, FMT) stanno emergendo come possibili supporti alle terapie convenzionali MDPI.
5. Cosa significa tutto questo per il benessere intestinale e cosa possiamo fare
Implicazioni pratiche nutrizionali e terapeutiche:
Dieta mirata al microbiota: alimenti ricchi di fibre fermentabili (prebiotici) aiutano la produzione di SCFAs (butirrato, propionato, acetato) che sostengono la barriera intestinale e modulano l’infiammazione. ScienceDirect+1
Probiotici / Simbiotici: alcuni ceppi batterici selezionati possono aiutare a riequilibrare il microbiota intestinale e ridurre l’infiammazione mucosale. MDPI+1
Antibiotici non assorbibili: per IBS, antibiotici come rifaximina hanno dimostrato efficacia nel ridurre gonfiore e dolore, probabilmente modulando la permeabilità epiteliale e l’infiammazione locale. Wiley Online Library+1
Monitoraggio personalizzato: test del microbiota fecale, biomarcatori di permeabilità intestinale (quando disponibili), possono indirizzare strategie personalizzate.
Stile di vita: stress, sonno e fattori psicologici influenzano il microbiota e la permeabilità intestinale: tecniche di gestione dello stress, sonno corretto e attività fisica possono avere effetto positivo. PMC
Conclusione
Il tuo intestino parla con segnali chimici, immunitari e microbici. Ignorare la disbiosi, la permeabilità intestinale o l’attivazione immunitaria significa perdere l’occasione di intervenire in modo preciso e scientifico sui sintomi più comuni (gonfiore, dolore, disagio intestinale).
E' molto importante scoprire il livello di disbiosi dell'intestino, capire se l’aumento della permeabilità è parte del problema così da poter trovare un percorso nutrizionale più utile che intervenga sui meccanismi che permettano la guarigione.





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